Ho aperto Poemetti elementari (Ed. Il Labirinto, 2008) di Rodolfo Di Biasio e subito l’ho bevuto in un attimo, come cicchetto di mirto. Appena mandato giù, ho capito che avevo totalmente sbagliato. Dovevo rileggerlo con calma: dopo aver sentito le immagini evocate da Rodolfo di Biasio, gli oggetti descritti non sono apparsi più nella loro essenza: avevano una vitalità maggiore. Sette poemetti, ciascuno diviso in tre sezioni; tre movimenti, come nelle opere di musica classica.
“Movimento” è la chiave di lettura del libro. Le tematiche trattate fanno riferimento a questa azione continua degli oggetti del mondo: il fiume, il mare, i viaggi disperati nel Mediterraneo, il vento tra gli ulivi, il tempo che scorre, il fuoco. Tutto descritto in un’atmosfera calma e profonda. Sfogliando rapidamente le pagine, le prime parole che casualmente mi saltano agli occhi sono: “scorrermi, pulsazioni, luce, scambievole, sciogliere, ruga, soffio della notte, radici, acque, silenzio ondoso, grido, sogno”.
Le poesie sono molto brevi e scritte con una essenzialità naturale. E, forse per deformazione, mi fanno immediatamente pensare a quei filosofi naturalisti che descrivevano il mondo e la loro idea di cosmo attraverso la poesia. Primo fra tutti Eraclito, il filosofo conosciuto per il suo pánta rhéi che concepiva la stabilità del mondo grazie al suo eterno movimento; grazie all’eterno fluire degli opposti che lascia in equilibrio gli oggetti del mondo e li rende vivi. Ma Eraclito non era solo questo. Egli era anche il filosofo che per primo (forse) si pose il problema della coscienza:
“Per quanto tu vada non riuscirai mai a trovare i confini dell’anima, percorrendo ogni strada: tanto profondo è il Lógos che essa possiede” (Frammento 22 B 45 DK).
E credo che anche qui ci sia un similitudine con la volontà poetica di Rodolfo Di Biasio. In tutte le poesie si avverte la sensazione che le parole siano state soppesate, centellinate, con lo scopo di evocare un’immagine arricchita dell’oggetto. Come in questi primi versi del Poemetto dello specchio:
In quest’ora d’alba
il mio specchio:
lo specchio-mare
ondoso al gioco
di una memoria profonda
e i volti e le parole
le levigate parole
Lo stile dei poemetti è caratterizzato da pochi e precisi termini, frutto di un labor limae continuativo, il quale genera un silenzio che risalta le parole scritte.
Se stiamo alla definizione di René Daumal (“Poesia Bianca e poesia nera”, Lit Edizioni, 2014), possiamo affermare che Di Biasio è un poeta bianco: un poeta cioè che “alle menzogne preferisce il reale, anche povero”; contrariamente alla “poesia nera […] feconda di illusioni […] come l’oppio”. Un poeta che descrive anche problemi crudi, come i viaggi disperati degli immigrati nel Mediterraneo in “Poemetto dei naufragi e delle rottamazioni”:
E’ un aspro mare
questo che batte la riva e la disfa
la disperazione del mare
consegna ancora
a noi
i suoi morti di un giorno
Tutte le poesie sono accompagnate da disegni realizzati da Enrico Pulsoni, che si legano in maniera elegante al carattere di realismo onirico (se proprio dobbiamo dare una definizione) delle poesie.
Questo non è solo un bel libro. È un’opera che lascia dentro una carica di vitalità che spinge a considerare gli oggetti e i fenomeni intorno a voi con un’energia che li carica di significati nuovi. Sono d’accordo con altri commentatori nel considerare Rodolfo Di biasio un maestro, nel senso più antico del termine.

Elvio Ceci

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