Trecentocinquanta mila dollari per girare un film. Non proprio una cifretta. Comunque qualcosa di potenzialmente fattibile col contributo delle persone. Si chiama crowdfunding l’elemosina tecnologica in uso negli ultimi tempi. Ci venga passato quel termine, chiaro, che non è dispregiativo al contrario di quanto possa essere lo stupido immaginario comune. Ci hanno provato attori, registi, associazioni a vario titolo, poeti; tutti alla ricerca dell’aiuto della folla. Alcuni l’hanno trovato, altri no. Pazienza, si saranno detti. Non è che si può volere tutto dalla vita.
Trecentocinquantamila dollari in 27 giorni era l’obiettivo. Non raggiunto ma comunque chiuso a duecentosedicimila. Una sorta di patteggiamento a base economica. Che va bene così perché il film si farà. Le riprese verranno realizzate a Santiago del Cile a partire dal prossimo agosto. L’uscita prevista è per febbraio 2016. L’autore della richiesta è il regista Alejandro Jodorowsky: nome che suona per Lady Gaga, cognome tipicamente polacco o giù di lì. La pellicola invece ha questo titolo: Poesia senza fine: apriti cielo ed evviva i versi.
Jodorowsky si è mosso, ha preso telecamera e microfono, sullo sfondo tanti libri e a 86 anni ha fatto la sua video richiesta. Come evidenziato dalle cifre, tanti hanno risposto presente. E hanno aperto il portafoglio. Niente di clamoroso, perché quando c’è di mezzo la massa basta rinunciare a una mattinata di caffè e il gioco è fatto. Il motivo per cui i tanti abbiano risposto non è qualcosa da sapere. Immaginiamo forse per conoscenza, forse per compassione, forse per la poesia. Strano a dirsi: la poesia. Arte per pochi, si sa. Spesso intellettualoidi che invece di avvicinare il popolo alla comprensione aprono vie di fuga sempre più ampie per una nevrosi da cattedra. Un’operazione da cagata ingiustificata.
Nel discorsetto che nonno Alejandro fa agli internauti vengono citati i poeti Pablo Neruda e Gabriela Mistral, definiti semplicemente padre e madre del paese. Negli anni quaranta la guerra è in tutto il mondo. Ma il Cile, così lontano geograficamente dal conflitto, si fa confine invalicabile. Il regista ricorda quei momenti in cui la poesia era ovunque. E la poesia non è un mortaio diciamo noi. E il miracolo di questa santa storia non avviene per mano di un Cristo in croce, ma per la penna che scava il suo bunker di versi. Così Neruda è il maestro e gli altri curiosi scolari in cerca di che? Dell’atto poetico. Che a impatto umano non si sa cos’è. Ma a vedere sulla superficie scavata lo si trova nella libertà, nel cuore unito al mondo, nel sesso creativo. La poesia era lì, dice Alejandro. Dove la pace era di casa e un ventiquattrenne aveva il diritto di vivere. L’essere umano era lì. Eccolo, l’atto poetico.

Daniele Campanari

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